Basta! Qualcuno la spenga. L'Italia non ha bisogno di questa chiacchiera erosiva, continua, che assorda e brucia le cellule grige del paese con la sua desolata, cigolante insistenza. Ogni giorno la macchina da parole del premier riesce a coniare un nuovo piccolo slogan che si aggiunge ai vecchi, senza novità, rinforzando il massiccio rumore di ferraglia che procede, e procede, estenuante, imponendo ai nostri timpani il ritornello di un disco rotto. Ogni giorno mi chiedo quale premio meriti il proprietario della vocetta che, pur così ripetitiva, riesce ad aggiungere ogni volta una piccola trovata: alla stupidità o alla furbizia? Sotto sotto, spero che la fossa che si sta scavando sia finalmente larga abbastanza da farcelo cadere con il suo marchingegno bisunto. Forse il momento è giunto.
Non so che effetto faccia tutto questo a chi lo sostiene ma a me fa l'effetto di un'offesa costante, di un continuo tentativo di avvilire non solo chi la pensa diversamente, ma semplicemente chi prova, per una inveterata e sciocca abitudine alla responsabilità, a pensare e a seguire il buon senso. Chi pensa non ha molte alternative: o sostiene la sua baracca – che però è un'operazione per lo più contraddittoria – o incappa nell'anatema, finisce fra i terroristi, fra gli autori della congiura ai suoi danni, fra chi complotta per non dargli il seggio imperiale a vita. Italiani, lui governa, lui sistema le cose, lui pensa: chi non ci crede, o dubita, o prova a pensare con la sua testa va all'indice, diventa una espressione di violenza anti-lui, perché tutto ciò che non viene da lui è anti-lui.
Forse però questo rumore così molesto, stridulo, che a volte mi ha intimorita per il pericolo in cui ha messo e mette il mio paese (pericolo di lenta ma progressiva degenerazione delle strutture democratiche e della cultura della responsabilità di tutti i cittadini), sta diventando una filastrocca innocua. Forse anche la macchina megafonica di questo presuntuoso napoleone de noaltri, per quanto continuamente oliata, a furia di ripetersi sta per esplodere dall'interno, a causa del suo stesso difetto di costruzione.
Forse è ora di darle un colpetto per aiutarla a smettere di soffrire.
Ma la cosa migliore, invece, credo sia smettere di occuparsene, perché la malattia può passare se non la si guarda troppo, se si arriva a una reale indifferenza, che non sia abitudine-prodromo dell'accettazione, ma vera e sana indifferenza, ricominciare a respirare e a muoversi, rafforzarsi nel proprio cammino di libertà anche quando i valori di democrazia, di solidarietà, di fratellanza sociale, di attenzione al bene comune, di rispetto, di cultura, di intelligenza, di consapevolezza, anche quando questi valori dicevo sono stati fiaccati, obliati nella loro storia, apparentemente annullati dalla crosta di intrattenimento televisivo con cui la vocetta tenta di divertire gli Italiani, pensando che così continueranno, con gratitudine a votarlo per sempre. Ma di televisione non campa né lo stomaco né il cervello, e questo, prima o poi, gli Italiani lo capiranno.
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