martedì 31 maggio 2011

buon Pisapia a tutti!

Sotto sotto non ho mai smesso di essere un pochino orgogliosa della mia città, di credere nella vitalità delle forze che in questi vent'anni non solo hanno resistito al razzismo e agli ingranaggi del capitalismo più menefreghista, ma sono addirittura cresciute, hanno trovato nonostante tutto l'energia per mantenere il filo della cultura e della generosità. Fra queste, per esempio, anche alcune ottime iniziative del Leoncavallo, come La Terra Trema. Però Milano, che già ha una temperatura rigida d'inverno, stava diventando sempre più triste. Era una Milano sotto choc, ripetitiva, stanca. E stancante.
Ho amici nostalgici, che hanno vissuto qui da studenti ormai molti anni fa. Ricordano una città piena di fermento, di iniziative, di quella cultura che nutre i cervelli, ma scende anche in piazza e mantiene sull'attenti almeno una parte della classe politica, e alla fine porta con sé una festa e un po' di consapevolezza in più per tutti.
Quando c'erano i socialisti Milano era più sgangherata, le aiuole erano piene di erbacce e nelle strade, di buche, forse ce n'erano anche più di adesso. Però era ugualmente la città più 'europea' d'Italia, una città che a elencare i nomi dei 'cittadini illustri' ci si perde, fra artisti, poeti, studiosi, e tanti che hanno dedicato la vita a cercare di fare un mondo migliore, e a ricordare le iniziative coraggiose ugualmente ci si perde, dall'ironia del vecchio Derby al Piccolo Teatro, da Altroconsumo al Fai: ma è un filo rosso che non si è mai smarrito, perché a Milano è stata fondata Emergency negli anni Novanta, e nei Duemila Terre di Mezzo con la fiera etica di Fa' la cosa giusta.
I socialisti erano corrotti, e fu inevitabile mandarli a casa (come fu inevitabile mandare finalmente in fumo la vecchia e stracorrotta DC), ma c'è stata un po' di confusione. A Milano si dev'essere pensato che la colpa, da noi come in Unione Sovietica, fosse dell' “ideologia”, e si è cercato chi potesse mettere un po' d'ordine. Ma si è confusa l'ideologia col partitismo, la vitalità col disordine. Ricordo che tanti hanno gioito perché i nuovi amministratori parlavano soprattutto di aiuole fiorite e di benessere. Milano è anche una città dove è più facile illudersi di poter diventare qualcuno dal nulla, e il benessere è un'illusione data dal fatto che qua tutto costa caro, compreso il lavoro. Se puoi pagarti un affitto a Milano, vuol dire che ce l'hai fatta.
Non so se è anche per questo che la gente ha smesso di pensare, rincorrendo l'illusione e barcamenandosi fino alla fine del mese, o se la gente si è solo trovata con le spalle al muro, senza alternative valide. Perché ai tempi di Dalla Chiesa c'era il caos di tangentopoli, poi, a poco a poco, le deludenti trasformazioni del PCI non hanno aiutato i vari Fumagalli, Antoniazzi, Ferrante. Per tanti motivi, la città dei cittadini si è indebolita, si è lasciata guidare e anestetizzare, si è sospesa nel tran tran quotidiano, fluttuando fra la necessità di lavorare e il bisogno di farsi indifferente al peggioramento graduale della qualità di vita, all'aumentare del traffico e dello smog, alla chiusura dei negozi di quartiere e dei cinema, al crescere dei costi, allo scarso o nullo sostegno comunale agli asili e alle scuole, alla chiusura delle scuole civiche, alle crescenti difficoltà per gli anziani di trovare una dimensione urbana adatta anche a loro. I cittadini si sono dimenticati delle piazze. Soprattutto, si sono scordati di contare qualcosa, hanno delegato troppo, e attutito le delusioni come potevano.
Pisapia non ha ancora raggiunto tutti, ma a molti, con garbo e semplicità, ha ridato la sensazione di avere un ruolo nella loro città, e io gli auguro di cuore che questa gentilezza arancione sia sempre più contagiosa. E che questo contagio milanese, ma anche di Napoli, Trieste, Cagliari, Rho, Rivolta, Limbiate, Vergiate, :)... e di tutte le altre città che hanno fiducia nel potere dei cittadini di cambiare le cose, porti bene ai referendum di giugno.

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