Il lettore pellegrino che per caso sia passato di qui più di una volta, avrà notato che questo blog, come migliaia di altri, langue da un pezzo.
Non è morto, però.
È nel cassetto dei progetti di lungo corso, quel pasticciato luogo di materiali misti, ricerche, invettive, racconti, documentari, e perfino forse idee per un film, che forse non scriverò mai, ma nemmeno abbandono.
E le invettive, poi, non c'è pericolo che si possano esaurire. Il blog resta aperto, perchè la materia con cui riempirla è talmente abbondante, che prima o poi erutta, irrompe, esce dalle paratie della mancanza di tempo e scivola bollente sulla tastiera e sullo schermo.
Mentre il magma lavico più urticante attende di ricevere una forma, vi scodellerò per oggi un paio di invettive piccoline, che però hanno la loro dannata importanza.
Ecco la prima: ricordate quelli che a Milano definivano “i ghisa” e che in generale si chiamavano “vigili urbani”? Avete notato che ormai da diversi anni hanno rinnovato il loro parco macchine, spesso anche la divisa, e sulle auto sono comparse scritte diverse, come “polizia municipale”? Ebbene, nel capoluogo sorvegliato dall'alto dall'aurea madonnina, si è sentito il bisogno di armarli, per combattere una criminalità che le statistiche darebbero in aumento (a dire il vero è in diminuzione, nel complesso). Personalmente non amo vedermi circondata da gente armata che per quanto abbia per compito quello di tutelarmi potrebbe anche avere qualche rotella fuori posto e decidere di fare il contrario. Ma non è questo il punto di cui voglio scrivere oggi. La mia verifica dell'effettiva “tutela” che questi signori ci prodigano per oggi vola più basso – ma non per questo ha meno significato.
Voglio scrivere di una mia recente esperienza che illustra un mutamento di funzioni che tutti conoscono, ma rispetto al quale nulla si fa.
Tutti sanno che, soprattutto sotto Natale e mai prima delle elezioni, la polizia municipale è preposta ad ingrassare le casse civiche applicando le contravvenzioni con maggior solerzia. Pochi si sono accorti, forse per la fretta, che il pedone, il tranquillo viandante, il cittadino, il turista, poco o nessun beneficio possono trarre dalla presenza di codesti signori in divisa.
Milano lentamente mima le capitali europee, allungando di un'oretta l'orario del metro' di sabato. Chi decide dunque di andare al cinema al secondo spettacolo al venerdì, continua ad avere il solito problema del ritorno a casa. Bisogna però ringraziare il Comune perché, almeno per alcune destinazioni, esistono alcuni mezzi di superficie che circolano più a lungo. Uno di questi, quello che serve a me, è la M1 sostitutiva, che segue all'incirca il percorso della linea 1 metropolitana. Col tempo, però, il percorso si è un po' modificato. Mi è capitato così di doverla prendere in un luogo dove la fermata era stata spostata (piazzale Cadorna). Non trovo indicazioni, ma scorgo un'auto della polizia municipale ferma a bordo strada e due vigili, maschio e femmina, che attendono di fermare qualche automobilista per i soliti controlli del venerdì sera (come mai loro sanno che il venerdì è uguale al sabato, quanto a frequentazione notturna della città?). Chiedo se sappiano indicarmi in che punto o strada laterale sia stata spostata la fermata. Si tratta di orientarsi all'interno di un'area molto piccola, dove guarda caso si trovano a svolgere il loro lavoro. Non lo sanno. Sono un po' sorpresa, devo ammetterlo. Più che altro, mi aspetto che urbanamente tirino fuori una cartina dell'ATM, o un cellulare o una radio-trasmittente, sfoglino uno stradario o si mettano in comunicazione con qualcuno che “sa”, insomma facciano qualcosa. In fondo siamo due donne, due cittadine, in difficoltà perché non trovano il mezzo per tornare a casa, ed è ormai passata l'una di notte. E una delle poche voci di aumento della criminalità riguarda la violenza sessuale (è vero che si consuma soprattutto fra le mura domestiche, ma insomma, li facevo più sensibili, diciamo così, questi armati individui, alla sicurezza delle signore in orari notturni). “Non è mica il nostro lavoro” è la cosa più carina che abbiano risposto. Peccato non potervi far sentire il tono urbano con cui si sono espressi. Non potervi mostrare l'espressione affabile. Non poter discorrere con voi de visu della cortesia di questa polizia municipale che ogni giorno si pone al servizio dei cittadini e delle cittadine, prodigandosi per la sicurezza e l'efficienza della circolazione nelle strade. Ma già, i pedoni non circolano. Non procurano soldi, possono andare in giro anche ubriachi senza essere sottoposti al palloncino. I pedoni camminano, non fanno battere cassa, e tutt'al più possono interessare ai controllori dell'ATM. Chiedete a loro, dunque, se vi trovate di notte in una strada di Milano senza sapere come tornare a casa. Dove trovarli? E che ne so, non è mica di mia competenza.
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